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Alessandro Costacurta, testimone e volontario ABIO

Ogni giorno le Associazioni ABIO realizzano all'interno delle pediatrie numerosi e diversi progetti per favorire l'accoglienza e la permanenza all'interno della struttura ospedaliera.
Fondazione ABIO - in collaborazione con Alessandro Costacurta, testimone e volontario ABIO - ha attivato nel corso del 2012 il Progetto Allenati a star bene.

Costacurta2L'idea alla base di questa iniziativa è che la permanenza in ospedale possa diventare occasione di incontro con una serie di figure ABIO che, attraverso il gioco e appositi strumenti di intrattenimento, offrano al bambino, all'adolescente e alle famiglie uno spazio di informazione sull'importanza dello sport e di corrette abitudini alimentari.
Il Progetto è in fase di sviluppo grazie all'esperienza realizzata presso le strutture ospedaliere Niguarda e San Raffaele di Milano.
Si tratta di un'iniziativa che coinvolge Alessandro Costacurta, volontario ABIO, che mette a disposizione la sua esperienza di sportivo di successo e la sua notorietà, affiancato da un medico sportivo e supportato dal gruppo dei volontari ABIO attivi in reparto.

Nel numero di marzo 2014 Vita non profit magazine ha dedicato un intero servizio ad ABIO e in particolare al progetto Allenati a star bene.

Leggi l'articolo.

Costacurta1"Ho incontrato ABIO molto spesso durante le mie visite negli ospedali italiani, quando come calciatore mi recavo nei reparti di pediatria per portare un sorriso ai bambini ricoverati, e anche per alcune esperienze personali. Sono sempre stato molto colpito da ABIO, dalla presenza costante al fianco dei bambini, degli adolescenti, delle famiglie: i volontari ABIO conquistano sempre tutti con il loro sorriso. Perciò, quando ho ricevuto il vostro invito, non ho avuto dubbi: ho accettato subito, contento di poter offrire il mio aiuto."

 

 

 

 

 

 

 

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Le testimonianze delle aziende

P&G: un impegno costante

Storie come quelle che legano P&G ad ABIO raccontano di donne,di uomini, di volontari e di dottori. Ma soprattutto raccontano di bambini: di vicende umane e di coinvolgimento personale. Venticinque anni intensi - dei quali undici trascorsi al fianco di Fondazione ABIO Italia Onlus - in cui P&G attraverso il proprio impegno con il progetto "Missione Bontà" ha segnato una strada, che in molti fortunatamente hanno poi seguito, assolvendo ad un ruolo nella collaborazione tra impresa e società civile per la sensibilizzazione verso temi di rilievo sociale.

Certamente marchi come Dash, Pantene, Gillette, sono in grado di portare alle persone innovazione, soluzioni creative, prodotti che rendono la vita più semplice. Ma chi è "sul campo" come i volontari ABIO, chi lavora ogni giorno al fianco dei bambini e delle loro famiglie, ha bisogno di un aiuto concreto per risolvere problemi altrimenti insormontabili. In altre parole, le aziende possono utilizzare i propri marchi come strumento per coinvolgere, informare e stimolare le persone verso il mondo della solidarietà. Possono essere l'anello di congiunzione tra il grande pubblico ed un mondo che chiede di essere aiutato, con l'ausilio di organizzazioni di volontariato, come ABIO, che forniscono un contributo essenziale in termini di esperienza, di collegamenti e spesso di risorse locali nelle specifiche aree d'intervento come quella nella quale P&G è da sempre impegnata: l'attenzione al mondo dell'infanzia che vive condizioni di disagio.
E l'ospedalizzazione è un disagio. Ogni anno, in Italia, vengono ricoverati in ospedale oltre 1 milione di bambini e nei piccoli l'ospedalizzazione ha un notevole impatto emotivo che, se sottovalutato, può diventare un trauma difficile da superare. Un bambino in ospedale ha bisogno di superare la paura, il senso di abbandono e di ritrovare i suoi punti di riferimento. In un concetto ha bisogno di "sentirsi bambino".

Ecco perché P&G, attraverso il progetto "Missione Bontà", collabora da anni con Fondazione ABIO Italia Onlus ed ha già realizzato 45 sale gioco in altrettanti ospedali italiani,
sostenendo inoltre la formazione di migliaia di nuovi volontari. Un impegno costante, che si rinnova di anno in anno con nuove forme di collaborazione quale ad esempio il "Mercatino di Natale" organizzato quest'anno dai dipendenti
P&G in tutti i siti dove l'azienda è presente in Italia e il cui incasso è stato interamente devoluto ad ABIO per la realizzazione di nuove sale gioco e formazione di nuovi volontari. Con la semplice speranza di offrire un aiuto concreto ai bambini ed ai loro familiari, affinché la degenza in ospedale possa risultare meno traumatica.
Riccardo Calvi - Responsabile ufficio stampa P&G

 

Casa Barilla

Tra il 2010 e il 2012 Barilla ha coinvolto il Movimento ABIO in un tour nelle città italiane, Casa Barilla. Di seguito un'intervista ad Alessandro Rossi, Responsabile Marketing Meal Solutions Italia.

Come è nata l'idea di abbinare all'iniziativa Casa Barilla una realtà non profit?
La proposta è partita dalle unità Marketing Meal Solutions Italia e Group Communication & External Relation, in coerenza con la filosofia Barilla che, da sempre, lega il suo sviluppo al benessere delle persone e delle comunità in cui opera. La mission Barilla è aiutare le persone a vivere meglio, più a lungo e in un contesto ambientale più salubre. Per questo lavoriamo anche per creare valore sociale promuovendo fattori di aggregazione e solidarietà. Casa Barilla e la collaborazione con ABIO sono stati progettati in sintonia con la missione del Gruppo.

Perché avete scelto ABIO?
La scelta di Fondazione ABIO è stata guidata dalla forte reputazione e credibilità dell'organizzazione e dall'affinità dei valori con Barilla, oltre che dalla comunanza del pubblico di riferimento, ovvero le famiglie. Casa Barilla è il progetto dedicato alle famiglie, agli appassionati della buona tavola, che mira a valorizzare la forza aggregante della convivialità, in cui il cibo non è soltanto nutrimento ma, piuttosto, una forma d'amore e cura per i propri cari. Il tour ha ospitato circa 40.000 persone: una vera festa nel segno della gioia di stare insieme. Nella progettazione dell'evento e in linea con la mission, Barilla ha voluto dare un contributo aggiuntivo alle città visitate, creando ulteriore valore sociale e sostegno alla comunità locale.

Come è stata, a vostro giudizio, la risposta del pubblico? Hanno compreso gli obiettivi della collaborazione?
Pensiamo che l'iniziativa abbia indubbiamente contribuito ad accrescere consapevolezza e sensibilità del pubblico verso il tema del rispetto dei bambini in ospedale. A maggior ragione perché il pubblico potrà vedere l'effetto della collaborazione sul proprio territorio, attraverso i progetti locali realizzati da Fondazione ABIO e dalle Associazioni ABIO che hanno partecipato.

Il coinvolgimento dei volontari ha portato, secondo voi, un valore aggiunto all'iniziativa?
Assolutamente sì. Durante ogni tappa all'interno di Casa Barilla i volontari ABIO hanno avuto a disposizione uno spazio dedicato per diffondere il loro messaggio di solidarietà, per
spiegare la propria mission, raccontare il servizio svolto in ospedale al fianco dei bambini e delle famiglie e approfondire la consapevolezza sul Movimento ABIO e sulla Carta dei Diritti dei Bambini e degli Adolescenti in Ospedale. È stata quindi una grande opportunità per promuovere ABIO sul territorio e nessuno avrebbe potuto farlo meglio dei volontari in prima persona, rinforzando la credibilità della collaborazione, e soprattutto con l'effetto di sensibilizzare le persone e spesso coinvolgere nuovi volontari.

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Le testimonianze dei genitori

Volevo innanzitutto ringraziarvi anche a nome di mia moglie e sicuramente di mio figlio per la vostra disponibilità e la vostra buona volontà. Senza l'ABIO tutto sarebbe molto triste e sconfortante. Il vostro impegno è veramente fondamentale per la vita di tutti i giorni, al pari di quanto dottori, infermieri e personale di reparto fanno tutti i giorni per i piccoli ospiti.
[Antonio, Torino]

Fondamentale, in questo, la vostra presenza. Importanti e preziose le ore che abbiamo trascorso in vostra compagnia. Volontari e volontarie in un reparto speciale, dove c‛è bisogno di comunicare ai bambini che la vita va avanti anche con una malattia, che si deve giocare e continuare a colorare anche quando flebo, aghi e drenaggi li terrebbero legati a letto.
[Grazia, Firenze]

Noi ci sentiamo di ringraziarvi di cuore per aver fatto parte di questa nostra intensa parentesi di vita. Vi ringraziamo per averci aiutato, con la vostra presenza, e fatta molta compagnia con un gioco, con una chiacchiera e con la vostra paziente disponibilità.
[Anita, Palermo]

Un'attesa infinita, ma alleggerita dalla presenza per circa tre ore di tre fantastici vostri volontari, entrati nella nostra vita senza schiamazzi fuori luogo, con discrezione, allegria intelligente, professionalità e preparazione, con la reale presa di coscienza della realtà in cui si calavano.
[Marco, Milano]

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Le testimonianze dei volontari

Che cosa è stata per ABIO Iglesias la VII Giornata Nazionale? Un successo, senza dubbio, a guardare il risultato economico ma anche la consapevolezza che, quando ci si mette "la testa e il cuore", l'impegno profuso non risulta vano.
Il successo, infatti, è scaturito sia da un'attenta programmazione di tutto ciò che riguardava la fase preparatoria: permessi vari, patrocini del Comune e della Provincia, comunicati stampa; sia da una prevendita capillare che ha interessato circa un terzo dei cestini di pere; sia, infine, da una dose di "sana follia". Sapevamo che il trasportatore sarebbe arrivato intorno alle otto e che la postazione andava tenuta sino alle 20: pensare che una decina di volontari potesse coprire l'intero arco della giornata era decisamente un'utopia! Abbiamo perciò deciso di "buttare in campo" gli aspiranti volontari: in sedici avevano appena concluso la parte teorica del Corso di Formazione ed erano animati da un gran desiderio di mettersi in gioco. Adeguatamente preparati con un incontro specifico sulla Giornata, hanno affiancato i "vecchi" volontari, prima timidamente poi con sempre maggior disinvoltura, anche quando, terminati i cestini, le persone si accostavano al gazebo per conoscere la realtà ABIO.
Un grazie immenso alle volontarie di ABIO Iglesias e l'augurio di una splendida VIII Giornata Nazionale a tutte le Sedi ABIO!
Angela Serci – Presidente di ABIO Iglesias

 

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Beppe Severgnini, testimone ABIO

Severnigni Convegno 2008Conosco ABIO da qualche anno, da quando i volontari con la divisa azzurra sono arrivati nel reparto di pediatria di Crema. Mio figlio era piccolo, e mi era capitato di accompagnarlo in ospedale, insieme a mia moglie, per qualche visita specialistica. Mi è sembrata subito ottima, la presenza di persone diverse dai medici e dagli infermieri, pronte ad aiutare i giovani pazienti e i loro genitori.

Ho subito pensato: "a questi bambini la società non sta facendo un favore. Sta semplicemente - e finalmente! - riconoscendo un diritto". Solo in seguito ho saputo che ABIO, sfruttando l'esperienza e l'osservatorio privilegiato, stava lavorando, insieme a un gruppo di medici, a una Carta dei Diritti dei Bambini e degli Adolescenti in Ospedale. Dall'esterno non pensiamo abbastanza, infatti, alla verità che sta alla base del lavoro trentennale di ABIO: il trauma della degenza si riduce, se si garantiscono alcuni diritti.

Alcuni di questi diritti si danno ormai per scontati. È impensabile che un genitore, o una persona di fiducia, non sia accanto al bambino in ospedale. Ma non c'è solo questo. C'è il diritto a essere ricoverati in un reparto di pediatria, insieme ad altri ragazzi (vale anche per gli adolescenti, una categoria spesso trascurata in queste valutazioni). Il diritto ad avere una stanza giochi per i più piccoli. Il diritto a ricevere assistenza medica, ovviamente; ma anche psicologica, scolastica, culturale (sono ormai molti, infatti, i giovani pazienti stranieri).

Ebbene: questi diritti non sono ancora garantiti a tutti, purtroppo. Ma lo saranno presto, se tutti spingeremo nella stessa direzione. Quando mi è stato chiesto se volevo affiancare ABIO in questa campagna, perciò, non ho avuto dubbi. La Carta dei Diritti dei Bambini e degli Adolescenti in Ospedale non è un gioco. È una novità che tutti - ospedali, medici, infermieri, volontari, famiglie - devono capire e utilizzare. Un documento studiato per la realtà italiana. Uno strumento per aiutare una società civile che voglia esser degna di questo nome.

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